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cilento_comunita' emblematica

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Il Cilento è terra di miti e di misteri, di storia e poesia.

I miti sanno di terra e di mare.

I misteri sono sigillati nel cuore delle grotte e, spesso, nelle notti illuni fuoriescono, in uno con il vento, che rantola rancoroso nel ventre della terra prima di impennarsi a cavalcata rabbiosa dalle faggete dei monti alle falesie del mare, sibilando tra forre e calanchi.

La storia è scritta nelle rade paciose, nelle pagine ossificate di un territorio con i borghi adagiati sulle colline feconde, nei fondovalle umbratili, nelle brevi pianure ubertose, sui cocuzzoli delle montagne a volo di abisso.

La poesia alita con la brezza carica di profumi a trasmigrazione/carezza di castelli e campanili, chiese e conventi, palazzi gentilizi ed umili dimore.

Qui si celebra da sempre, in perenne ri_creazione di storia/e, il mito primigenio della vita nel matrimonio prolifico di terra e mare.

Il mare è ‘pelagos’ sconfinato, che contiene e costringe in sé tutte le terre, ma anche ‘pontos’, che unisce e divide..

Vi tracciarono rotte sicure i Padri Greci, portandosi dietro il sacro pantheon di dei ed eroi.

E nacque Posidonia/Paestum con il miracolo dei templi dorici. E il dio dell'acqua esalta la fluidità proteica delle rappresentazioni del divino. Ed il miracolo della vita si perpetua, così, nei fiumi, che percorrono, innervano e fecondano la Grande Madre: furono, i fiumi, le strade di penetrazione ad animare traffici e commerci lungo le vie del sale e del grano con il baratto, spesso, di tronchi di querce e faggi, lecci ed ontani a rifornire i cantieri dei Porti Velini e di Tresino per la costruzione di "navi olearie"..

Furono le strade che percorsero i monaci italo-greci a fuga dalla furia iconoclasta e a conquista di approdo sicuro sui monti, dove fondarono laure ed abbazie.

Ma questo fu anche il tormentato teatro di guerre e dominazioni, eroismi velleitari e rivoluzioni represse nel sangue, di scorrerie e razzie di pirati, di feudatari arroganti e di signori illuminati, di santi eremiti e di briganti sanguinari.

E nel loro nome nel corso dei secoli si sono scritte pagine di storia grande e minuta.

Ma la più bella è quella dell'uomo nella quotidianità della fatica del vivere, nell'epopea del lavoro con la vanga ed il remo, a testimonianza dell'anima anfibia del territorio, che vive sospeso tra monti e mare, valli e colline con la ramificazione feconda di fiumi e torrenti. E che fa dei cilentani "contadini di mare e pescatori di montagna".

E' un territorio da (ri)percorrere, nella consapevolezza che qui vi si respira "Mythos" e "Logos", come sottolineò con felice e rivoluzionaria intuizione Gianbattista Vico all'ombra dell'ulivo sacro di Vatolla, riannodando i fili del Grande Pensiero con Parmenide e Zenone.

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  [Giuseppe Liuccio]

Fotografato nella sua essenza identitaria nelle poetiche righe di Giuseppe Liuccio, il Cilento - da qualche decennio accomunato alle aree del Vallo di Diano e degli Alburni sotto l’egida di Parco Nazionale - è area dalle straordinarie emergenze naturalistiche, dovute alla notevole eterogeneità del territorio, a cui si affiancano il carattere mitico e misterioso di una terra ricca di storia e cultura. Tali tratti fanno del Cilento una subregione della provincia di Salerno con caratteristiche completamente diverse dal comprensorio regionale; una terra che, nonostante le riconosciute e osannate potenzialità, continua a vivere di risorse marginali perché, almeno fino all’istituzione dell’area protetta, ha tentato di fondare la propria economia su modelli di sviluppo che non le appartenevano, nella penalizzante ignoranza dell'importanza delle proprie tradizioni e della propria cultura, tralasciando qualsiasi operazione di recupero e di messa in valore delle proprie risorse contestuali. In particolare di quelle legate al giacimento di cultura alimentare per il quale il Cilento è stato riconosciuto a pieno titolo patria della Dieta Mediterranea, comunità emblematica chiamata dall’Unesco a svolgere un ruolo determinante nella sua tutela e valorizzazione. Fu qui che trovò la giusta cornice l’encomiabile lavoro degli scienziati americani Ancel e Margaret Keys, che si insediarono a Pioppi, affascinati dalla piccola comunità di pescatori e agricoltori, nella località che battezzarono “Minnelea” in omaggio alla città di Minneapolis - loro dimora originaria - e alla vicina Elea, la polis dei filosofi Parmenide e Zenone, e dagli inizi degli anni ’60 e per circa 40 anni studiarono e praticarono il modello alimentare mediterraneo, espressione di un rapporto inscindibile tra la comunità, l’ambiente e il paesaggio che nel Cilento trova una delle sue sintesi più felici. Una formula alimentare che - fondata sull’essenzialità della triade mediterranea di olio, vino e pane, alla base della nutrizione degli antichi popoli del Mare Nostrum, dell'Antica Grecia prima e dei Romani poi - ha fatto della stagionalità, della biodiversità e della tipicità una consolidata pratica sociale: in Cilento stare a tavola diviene elemento aggregante di relazioni e convivialità, di normalizzazione e condivisione del tempo, di espressione della cultura e delle identità locali.

IL RICONOSCIMENTO DEL CILENTO COME COMUNITA' EMBLEMATICA

Il 16 novembre 2010 a Nairobi in Kenya il Comitato Intergovernativo della Convenzione Unesco sul Patrimonio Culturale Immateriale approva l’iscrizione della Dieta Mediterranea nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale, riconoscendo con questa definizione le pratiche tradizionali, le conoscenze e le abilità che sono passate di generazione in generazione in molti paesi mediterranei fornendo alle comunità un senso di appartenenza e di continuità.

Il riconoscimento del 2010 ha accolto la candidatura transnazionale di Italia, Spagna, Grecia e Marocco, che nel 2013 è stata estesa anche a Cipro, Croazia e Portogallo.

 

Così si legge nella Decisione 5 COM 6.41 del 16 novembre 2010:

 

Il Comitato,

                  1. Prende atto che Spagna, Grecia, Italia e Marocco hanno nominato la Dieta Mediterranea per l’iscrizione nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, di seguito descritta:

La Dieta Mediterranea costituisce un insieme di abilità, conoscenze, pratiche e tradizioni che spaziano dal paesaggio alla tavola, che comprendono le coltivazioni, il raccolto, la pesca, la conservazione, lavorazione, la preparazione e, in particolare, il consumo degli alimenti. La Dieta Mediterranea è caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, che consiste principalmente di olio d’oliva, cereali, frutta e verdura fresca o secca, una quantità moderata di pesce, latticini e carne, e molti condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusi, nel rispetto delle credenze di ogni comunità. Tuttavia, la Dieta Mediterranea (dal greco diaita, o stile di vita) riguarda più che i semplici alimenti. Essa promuove l’interazione sociale, dal momento che i pasti comuni rappresentano la pietra angolare delle usanze sociali e degli eventi festivi. Essa ha dato origine a un considerevole corpo di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. Si tratta di un sistema radicato nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e artigianali legate alla pesca e all’agricoltura nelle comunità mediterranee, di cui Soria in Spagna, Koroni in Grecia, il Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco sono esempi. Le donne rivestono un ruolo particolarmente vitale nella trasmissione delle competenze, nonché della conoscenza di rituali, gesti e celebrazioni tradizionali, e nella salvaguardia delle tecniche.

 

                   2. Decide che, dalle informazioni fornite nel dossier di candidatura Nr. 00394, la Dieta Mediterranea soddisfa i seguenti criteri per l’iscrizione nella Lista Rappresentativa:

R.1: La Dieta Mediterranea è un insieme di pratiche tradizionali, conoscenze e abilità trasmesse di generazione in generazione e che forniscono un senso di appartenenza e continuità alle comunità interessate;

R.2: La sua iscrizione nella Lista Rappresentativa potrebbe dare maggiore visibilità alla diversità del patrimonio culturale immateriale e promuovere un dialogo a livello regionale e internazionale;

R.3: La candidatura descrive una serie di sforzi di salvaguardia intrapresi in ogni paese, insieme a un piano di misure transnazionali volte a garantire la trasmissione alle giovani generazioni e a promuovere la consapevolezza della Dieta Mediterranea;

R.4: La candidatura è il risultato di una stretta cooperazione tra le istituzioni ufficiali nei quattro Stati, sostenuta dalla partecipazione attiva delle comunità, e include la prova del consenso libero, preventivo e informato di quest’ultime;

R.5: La Dieta Mediterranea è stata inclusa negli inventari del patrimonio culturale immateriale dei quattro Stati interessati e sarà inclusa in un inventario transnazionale del Mediterraneo in corso di compilazione.

 

                     3. Iscrive la Dieta Mediterranea nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.

 

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