23 Marzo 2018
In Cilento nasce il "Caciovo". Non è solo un'idea originale, ma è la mera interpretazione di un territorio, di un'identità culturale e gastronomica.
Questo uovo di Pasqua alquanto singolare nasce dalla mente e dalle mani di una donna, nata e cresciuta nella terra prediletta dai filosofi Parmenide e Zenone: Silvia Chirico. Già conosciuta a livello internazionale per la rinomata "a mozzarella ind’a murtedda", tipico formaggio cilentano realizzato con latte di vaccino avvolto nei rami di mirto, la Chirico ha ricevuto anche un particolare riconoscimento dall'Associazione Slow Food Italia per il lavoro di tutela e promozione di prodotti locali da "non dimenticare". E, tra questi, c'è anche il caciocavallo del Cilento. "Cercavo un modo simpatico per far conoscere questo prodotto che, nella famiglia dei caciocavalli, ha un posto di rilievo per le diverse caratterizzazioni del caciocavallo stesso - racconta orgogliosa l'imprenditrice cilentana -. Oltre la versione classica, il nostro "Caciovo" può essere consumato con l’aggiunta, all’interno dell’impasto di pasta filata, di una varietà di aromi, come il finocchietto selvatico cilentano o con le scaglie di peperoncino nostrano". Ma non solo: tra i "Caciovi" più richiesti, c'è quello aromatizzato dall’esterno nelle vinacce delle uve di Aglianico, le quali conferiscono al formaggio un particolare aroma di vino, sia pure in maniera molto equilibrata. "La pasta filata è tutta ottenuta con la trasformazione del latte vaccino dell’allevamento aziendale - sottolinea Silvia Chirico -, la nostra è una filiera chiusa, con grande attenzione alla cura degli animali". Il Caciovo ha una forma indefinita a pera con testina, che vuole ricordare quel gesto atavico dei pastori che usavano appendere il formaggio al dorso del cavallo (da qui il nome "caciocavallo") o dell’asino per trasportarlo al mercato.
[Fonte: napoli.repubblica .it]